...Siamo tutti nati nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle... (O.Wilde)

Tuesday, May 13, 2008

la notte canta

Ieri trasferta romana per la prima di uno spettacolo... Non chiedetemi come è stata Roma perchè è stato come non esserci stata... Arrivo alle 18, spettacolo alle 21, cena (per altro al ristorante c'era Giuseppe Battiston e poi ospitati da Fausto Paravidino e ragazza, due persone decisamente deliziose), 4 nanna, sveglia alle 10,30 e partenza poi all'una... Insomma un delirio...

però non posso non consigliare questo spettacolo:

Al Teatro India dal 13 maggio va in scena" E la notte canta " del drammaturgo norvegese Jon Fosse, per la regia di Valerio Binasco. Con Frédérique Loliée, Milvia Marigliano, Aldo Ottobrino e lo stesso Valerio Binasco.

C'è una luce particolare nelle opere di Fosse. Una luce livida, come quella di un'eclissi di sole, che, nondimeno, fa apparire chiaramente i contorni dei personaggi e delle cose. Il numero dei personaggi non è mai elevato: due, tre, al più quattro persone insieme. La concentrazione così aumenta, la percezione è più acuta. Il tempo sembra rallentare nell’universo da lui costruito. Tutto questo fa vivere nelle sue pièces istanti di grandi emozioni, dove l'autore raggiunge la meta prefissata: "creare momenti in cui un angelo sta per passare in scena”.
E la notte canta è una storia d'amore, di perdita e di bisogno intenso di una coppia che sviluppa il proprio difficile rapporto nel tempo di un pomeriggio e una notte. Sono “scene da un matrimonio” calate in una struttura teatrale formidabile che rende evidente come la convinzione di poter risolvere ogni problema attraverso una buona comunicazione sia una delle nostre principali illusioni.
Jon Fosse è il maggior drammaturgo norvegese vivente ed è tra le rivelazioni della scena europea degli ultimi anni. Le coordinate del suo scrivere per il teatro mirano a "intensificare il rapporto tra la scena e lo spettatore, creare qualche cosa di sconvolgente utilizzando il minimo di mezzi".
Valerio Binasco, come per Qualcuno arriverà, l’altro testo di Fosse da lui allestito la scorsa stagione a Genova, anche per E la notte canta prepara una messa in scena che punta dritto all’anima del testo e, senza soccombere alla seduzione di presunte letture psicologiche o puramente stilistiche, segue di pari passo la suspence con cui l’autore lega personaggi e accadimenti, in un movimento musicale lento e lacerante, per mettere in luce il progredire più nascosto delle vicissitudini umane.
La notte di cui parla il testo è quella definitiva per la coppia di sposi (Valerlo Binasco e Frédérique Loliée), quella, anche, che vede infrangersi il loro ultimo sogno di possibile felicità.
All’interpretazione concettuale, Binasco preferisce una lettura reale e umana della storia, non per scartare la dimensione più profonda del testo, quel qualcosa che sfugge e sempre sottostà alla trama e la rende teatro che ci riguarda, ma per farlo più efficacemente lievitare.

“La logica elementare e la trasparenza dei dialoghi di Fosse – scrive nelle sue note di regia - mi fanno venire in mente una cosa che Borges in un intervista ha detto un giorno di Calvino, una cosa che diceva più o meno così: ‘attraverso la logica, apre la porta alla pazzia’.
Ciò a cui i personaggi di Fosse si ribellano è la pazzia.
Ciò a cui si arrendono è la pazzia.
In Spettri di Ibsen, siamo minacciati dall’arrivo della pazzia perché il personaggio ha la sifilide. E ha la sifilide perché è un peccatore. Ed è un peccatore perché suo padre lo era. Siamo pieni di perché. Questo dannato Fosse ci mette solo la minaccia della pazzia, e nemmeno la nomina mai.
La paura della pazzia, perché la pazzia è un incubo, fa parte di quel qualcosa che sta nascosto”.

http://www.amb-norvegia.it/events/Fosse.htm



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